Il Carnevale

Cos’è il Carnevale? Una festa o che altro?

A queste domande non è facile rispondere immediatamente, anche perchè è necessario fare un percorso a ritroso nell’antichità.

Certo è che oggigiorno il Carnevale viene vissuto come una festa, ma cosa è una festa se non un voler uscire dalla quotidianità? Un voler fuggire dai problemi di tutti i giorni, dalle angosce, dalle ansie, dallo stress per rifugiarsi in quella che si chiama speranza sotto le vesti dell’allegria, della spensieratezza, dei colori, delle danze, ed a volte delle “botte” (leggi Carnevale di Ivrea con il lancio delle arance)?

Ogni città che “festeggia” il Carnevale lo vive in maniera diversa e, soprattutto, fa riferimento a leggende diverse narrate dagli antichi, anche se, come detto prima, il Carnevale è diventato più che altro un’occasione per evadere dalla vita di tutti i giorni, mascherandosi oppure ballando, o altro. Ma è sempre stato così?

Senza dubbio no, anche perchè il Carnevale attuale è stato snaturato del significato vero, antico, e sono poche le città che ancora vivono il Carnevale come era concepito nel mondo primitivo, caratterizzato da riti propiziatori che prima del Cristianesimo avevano una caratteristica intensa di qualcosa di pagano.
Riti propiziatori legati alla vita con la natura. Si pensi che agli inizi, durante le feste pagane che si celebravano in Roma (nella seconda metà di dicembre), era talmente elevata l’allegria del momento, che gli schiavi avevano il permesso di mangiare alla tavole dei padroni.
Con l’avvento del Cristianesimo i festeggiamenti rientrarono in canoni meno legati ad orgie e varie, e vennero spostati ad una data successiva, dall’Epifania al mercoledi delle Ceneri, ad eccezione di Milano, dove, per volere di S. Ambrogio (III sec.) il Carnevale è prolungato fino alla vigilia della prima Domenica di Quaresima.
Comunque i ricordi pagani erano forti e si ritornò abbastanza presto verso la prima forma di festeggiamenti, fino a che il Papa Innocenzo III, stanco degli eccessi, disciplinò la festa in maschera, abolendo alcune abitudini e imponendone delle altre.

Spostandoci nel medioevo, si ricordano le prime feste o sagre degli “asini” e dei “pazzi” (la presa in giro delle regole rigide della Chiesa).
La sagra dei pazzi si svolgeva in Francia, in particolare a Parigi, e durante i festeggiamenti c’erano i poveri che percorrevano le vie ed i vicoli della città ricoperti di ciò che trovavano come abiti, perlopiù stracci di ogni colore, e con il viso nascosto dietro orrende maschere.
Il Carnevale diventò talmente eccessivo nelle manifestazioni, da diventare anche violento, tanto è vero che addirittura un re fu assassinato mentre ballava con la sua maschera da orso (stiamo parlando di Carlo VI).
Più tranquille erano invece le feste in Italia, che non attaccavano le regole religiose ma avevano come caratteristica principale una ricchezza di costumi e rappresentazioni tradizionali non volgari, ma molto colorate, tanto da richiamare una folta cornice di pubblico.

Arriviamo così al 1800, quando il Carnevale era già cambiato, diventando raffinato. Da ricordare i festeggiamenti di Roma del 1805 con la bellissima ricchezza di maschere di casa Chigi, dedicata al concilio degli dei.
Memorabile il ricordo del popolo romano che sfilava per il Corso raccogliendosi poi sulla enorme scala di casa Ruspoli in modo da poter assistere alla sfilata dei dragoni pontifici e alla corsa di bellissimi cavalli rappresentanti le varie casate nobiliari, montati senza l’uso della sella.
La fine del 1800 ha portato poi l’inizio del lento ma inesorabile declino del Carnevale così come era vissuto in altre epoche, e si è passati a quello attuale che altro non è che un modo per passare il tempo in allegria, come se si andasse in una discoteca o cose di altro genere.
Addio periodo di gioia prima della penitenza della Quaresima!

Restando ancora un po’ nel tempo passato vediamo come i vari popoli celebravano il Carnevale, anche se in comune c’erano sempre i riti propiziatori.
Gli Egiziani iniziavano i festeggiamenti nel giorno dedicato alla dea Iside, che favoriva la fertilità dei campi, e così veniva rappresentato il continuo fluire della vita.
In Grecia si procedeva a più tappe comprese nell’arco di una trentina di giorni (più o meno dalla metà di marzo a quella di aprile), con i festeggiamenti in onore di Bacco.
Di Roma abbiamo già parlato e sono quindi da ricordare le danze frenetiche, i banchetti esagerati e le degenerazioni in orgia di ogni festeggiamento.
Per quanto riguarda i Barbari c’è da dire che riuscirono a portare novità nelle manifestazioni effettuate nei territori dagli stessi occupati, e si verificò quindi un sovrapporsi di usi e costumi di popoli differenti; il Carnevale divenne sicuramente più caratteristico e si deve ad essi la personificazione del Carnevale, con l’affidamento ad un essere umano o ad un animale o addirittura ad un pupazzo, sfociata poi nel Re del Carnevale, popolare fino al XVIII secolo.
Assai usato il fantoccio fatto di paglia e stracci di ogni colore (in uso ancora oggi) bruciato alla fine della festa.

IL CARNEVALE NEL MONDO
Parlando di Carnevale la memoria ci porta subito a Rio, in Brasile, dove il Carnevale è festa mondiale, fatta di colori, balli e festeggiamenti in genere che vanno avanti per giorni e giorni. C’è gente che fa migliaia di chilometri per avere la possibilità di trascorrere qualche giorno a Rio, perchè si dice che il vero Carnevale si viva da quelle parti.

Ma vogliamo dimenticare i Carnevali nostrani che vanno avanti ormai da molti anni? Certo, in Brasile si vive un anno nell’attesa di quei giorni di festa, una maniera come un’altra per uscire dallo squallore della vita quotidiana fatta di povertà, prostituzione, stenti e quant’altro, ed ecco che nei giorni del Carnevale tutto sembra essere risolto, ma subito dopo ci si rende conto che non è così, però è tanto bello dimenticare per qualche giorno e sognare…

Parlando delle manifestazioni a noi più vicine non possiamo dimenticare Venezia, dove il Carnevale diventa raffinatezza, grazie anche alle sue origini risalenti al tempo della Serenissima, ma come non ricordare lo scenario naturale nel quale è ambientato, scenario che non esiste in nessuna altra parte del mondo e che perciò lo rende unico.
Il punto principale della festa è chiaramente Piazza San Marco, ma, andando a Venezia, ci si può imbattere in maschere ovunque, e sono maschere provenienti da ogni parte del mondo, perchè Venezia è Venezia.

Dal 1808 c’è un altro Carnevale che attira l’attenzione del pubblico, anche se purtroppo, ogni anno, si verificano incidenti con feriti.
Stiamo parlando del Carnevale di Ivrea, in provincia di Torino, con la famosissima guerra delle arance. Tonnellate e tonnellate di arance vengono fatte arrivare da ogni parte del mondo, a partire chiaramente dalle nostre Sicilia, Puglia e Calabria.
Dal punto di vista storico la battaglia delle arance rappresenta l’insurrezione popolare nel periodo del Risorgimento. Dal punto di vista pratico si rivela qualcosa di molto spettacolare, anche se molto pericoloso, come più volte abbiamo sottolineato. Tutti diventano bersaglio dei lanciatori di arance che “sparano” da ogni luogo, da balconi, da carri, da nascondigli precari, e l’unica maniera per non diventare oggetto da colpire è indossare un cappello particolare di colore rosso, anche se si sa per certo che non sfuggono nemmeno coloro che indossano il segnale di neutralità.

Eccezionale e conosciutissimo in tutto il mondo per la sua maestosità è il Carnevale di VIareggio, legato anche ad una lotteria nazionale.
Si tratta di una sfilata di carri allegorici aperta dalla maschera del re Burlamacco. Nessun personaggio famoso è risparmiato dalla satira dei mestri dei carri. Quindi richiamo turistico notevole.

E cosa dire del Carnevale in Sardegna, dove si svolge un torneo con prove di abilità a cavallo.

Bellissimi il Carnevale francese di Nizza, con la sfilata, molto frequentato dai turisti; quello di Spagna con il plurisecolare festeggiamento; a New Orleans, in Louisiana, con sfilate tradizionali bianche, africane e creole con un miscuglio di colori e musica.

Ritornando dalle nostre parti, molto bello anche il Carnevale di Putignano che gli storici fanno risalire addirittura al 1934 e che inizia il 26 Dicembre con le Propaggini. E’ un segno distintivo del Carnevale di Putignano, infatti è un rito che non è possibile trovare da nessuna altra parte.
Nel periodo compreso tra Le Propaggini ed il Carnevale, si festeggiano i vari giovedi, poi la festa dell’Orso di origine molto antica. Molte sono le manifestazioni che Putignano lega al suo Carnevale che si rivela quindi una grossa attrattiva per i turisti di zona e non.

E giungiamo finalmente al Carnevale di Massafra, ultimo non per importanza ma per comodità di esplicazione. Il Carnevale di Massafra è bellissimo perchè è vivibile. E’ per tutti, grandi e piccini. Grandi effetti di luce, eccezionale varietà di colori, allegria e divertimento sono le caratteristiche di questo Carnevale che risale al 1953, relativamente giovane se paragonato ad altri Carnevali di origini antiche, ma sicuramente molto prestigioso.
Ormai si tratta di una vera e propria forma di spettacolo, di cultura e quindi di forte interesse per i turisti.
Infatti anche il Comitato organizzatore del Carnevale di Massafra ormai da anni affianca alle sfilate vere e proprie una serie di manifestazioni collaterali quali spettacoli musicali e teatrali, mostre e quant’altro di interesse culturale.
Ecco quindi che il Carnevale di Massafra si è proposto ed è diventato un punto di incontro delle varie realtà territoriali, un punto di riferimento di tutto il territorio della provincia di Taranto e non solo.
Ma non dobbiamo minimamente pensare che la realizzazione di tutto questo sia facile, soprattutto in un territorio come quello jonico.
Ogni anno le difficoltà aumentano ed è grazie prima di tutto alla volontà dei realizzatori dei carri, i maestri cartapestai, che il Carnevale di Massafra riesce ogni anno a vivere.
Da ricordare senza dubbio l’intervento degli sponsor, che dovrebbero essere più numerosi, e delle varie istituzioni pubbliche che dovrebbero fare propria una manifestazione di questo livello.
Il Carnevale massafrese fa muovere comunque denaro, gente e quant’altro, quindi è interesse degli enti preposti al territorio far continuare a vivere la stupenda manifestazione.
Si tratta di prestigio per il territorio, di interesse che si riesce a far nascere nei turisti che, attratti dal Carnevale, potrebbero comunque interessarsi al nostro territorio anche per tutte le altre bellezze naturali, paesaggistiche e non, per la buonissima cucina, per il clima straordinario, il mare stupendo e la disponibilità della gente.
Credo sia inutile spiegare cosa significherebbe tutto ciò.
Se poi ci fosse collaborazione fra tutti i mezzi di informazione e parliamo di TV, Radio, Quotidiani e Periodici, di raccordo con gli Enti Pubblici, allora si potrebbe creare un bel business che consentirebbe alle tradizioni di continuare a vivere ed al territorio di svilupparsi.
L’istituzione del Carnevale massafrese con la prima edizione risale al 1953, abbiamo detto, ma prima cosa succedeva? Non c’erano i festeggiamenti del Carnevale? Fino alla fine del secolo scorso si usava organizzare feste nelle case dei “signori”; dalle feste “interne”, il Carnevale si spostò all’esterno, nelle strade vicine, con cortei e battaglie di coriandoli tra i “signori” in carrozza e “gli altri” a piedi. Si passò poi alle battaglie vere e proprie con fagioli tirati dai “signori” e arance, limoni, insalata e quanto a disposizione, tirato dagli “altri”.
Questo fino alla prima edizione del Carnevale di Massafra.
Chiaramente in ogni festeggiamento erano previste anche delle prelibatezze. Ma torniamo alla realizzazione dei carri allegorici.
I maestri cartapestai ormai non hanno più concorrenti nella realizzazione dei personaggi di fantasia oppure presi in prestito dal mondo dello spettacolo, della politica o di qualunque altro possa diventare oggetto di bersaglio satirico.
Ma bisogna dire che gli artigiani della cartapesta effettuano un duro lavoro per arrivare al prodotto finito, anche perchè non ci sono locali adatti a disposizione per la realizzazione completa dei carri che raggiungono altezze superiori ai 22 metri, lunghezze superiori ai 15 metri e larghezze di oltre 9 metri.
I personaggi vengono quindi preparati a pezzi e poi montati all’esterno in un grande piazzale all’ingresso del paese. Il materiale usato è argilla espansa, gesso colorato negli stampi, carta di giornali, colla lavorata con farina ed acqua.
Dopo la realizzazione del “pupo” si passa all’impostazione del carro, poi agli impianti elettrici ed infine alla pitturazione.
Come già detto prima, tutti questi lavori vengono realizzati all’esterno e, quindi, ogni anno, si prega affinchè il tempo sia clemente e non danneggi le strutture (ricordiamo che sono di carta).
Quando si arriva alla sfilata inizia il vero e proprio divertimento, dove la fanno da padroni, luci, maschere di ogni tipo e musica a grande volume. (2002 – Si ringrazia Vito Conversano per il permesso alla pubblicazione)

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