Enoturismo, la sfida vera ora è nella formazione degli operatori

“Avevamo la necessità di avere questa fotografia dettagliata, un’analisi il più attuale possibile su quello che va considerato a tutti gli effetti uno strumento di differenziazione del reddito del settore primario, che ha rilevanti ricadute in termini di tutela del territorio, sviluppo e promozione dello stesso, qual è appunto l’enoturismo”. Lo ha dichiarato il senatore Dario Stefàno, presidente della Commissione Politiche Europee, a margine dell’incontro “Turismo del vino al femminile nel  XVIII Rapporto dell’Osservatorio nazionale “Citta del vino”, svoltosi a Verona, nel padiglione Mipaaf  del Vinitaly, organizzato da Città del Vino, Donne del Vino e Puglia in più in collaborazione con Nomisma, al quale hanno preso parte anche il ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, la presidente delle Donne del Vino Donatella Cinelli  Colombini e il presidente delle Città del vino Angelo Radica. 

“Questo primo lavoro” – ha sottolineato Stefàno –  “dell’Osservatorio sull’enoturismo, ci aiuta a individuare le potenzialità ancora inespresse del comparto, utili ad irrobustire un fenomeno in forte crescita che vede il nostro Paese come meta più ambita per i winelover”.

Questi i dati emersi: il turismo del vino italiano è gestito dalle donne e si diversifica nelle varie parti d’Italia sia nei servizi offerti che nel tipo di clientela. È soprattutto nel Centro-Sud che si cerca con creatività di diversificare le tipologie d’offerta, mentre nel Nord Ovest c’è un turismo più ricco e straniero. Per le piccole e medie imprese l’attività enoturistica è fondamentale e pesa per il 14% e il 12% sul fatturato totale. 

“Sappiamo che il turismo del vino in Italia ha subito una forte battuta d’arresto dovuta al Covid” – ha continuato il senatore –  “ma per la maggioranza dei sindaci dei territori enoturistici italiani la situazione pre-pandemica è alle porte. L’idea generale è che avremo modo di tornare presto ai grandi numeri del 2019, con 14 milioni di visite e un giro d’affari di 2,5 miliardi di euro, e questo risultato, secondo il 57% dei sindaci delle Città del Vino, si realizzerà a livello nazionale entro il 2022; per i più ”pessimisti”, invece, è rimandato giusto al prossimo anno, il 2023″. 

“Per accompagnare e spingere ancora meglio questa ritrovata crescita”  – ha concluso Stefàno – “abbiamo ora  bisogno che le Regioni facciano finalmente squadra in termini di formazione professionale, troppo spesso ancora tarata su figure non utili alle nuove filiere produttive. Solo così potremo finalmente tornare a far marciare a pieno ritmo quella che è una vera e propria locomotiva per il Paese. Ora la sfida è questa”.

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