Pasquetta nel tempo

Natale con i tuoi, Pasqua… con chi vuoi! Così recita un famoso detto che però sembra trascurare del tutto la Pasquetta.

Probabilmente ciò accade perché il Natale o la Pasqua vengono più facilmente considerate festività vicine alla nostra tradizione religiosa, mentre si associa il lunedì di Pasquetta al divertimento e allo svago.

Introdotto nel dopoguerra dallo Stato italiano per rendere la vacanza di Pasqua più spensierata e rilassante, senza il pensiero incombente del lavoro dell’indomani, il lunedì dell’Angelo, altra espressione usata per indicare il giorno di Pasquetta, è nel nostro Paese indifferentemente vissuto accanto a parenti o amici, purché ci si possa abbandonare a risate e giochi.

Nasce infatti come giornata da vivere “fuori porta”, facendo una passeggiata o una gita vera e propria, probabilmente per ricordare il viaggio compiuto dai discepoli verso il villaggio di Emmaus, vicino Gerusalemme, durante il quale Gesù risorto apparve a due di loro.

Ovviamente ogni regione italiana ha poi organizzato la festa secondo una propria tradizione, dando origine a sagre, giochi per bambini, eventi folcloristici, ecc…

A Taranto il lunedì dopo Pasquetta veniva definito “ Caresunijdde”, termine oggi andato perduto. Già qualche giorno prima di Pasqua le strade degli anni “50” si riempivano di profumi dolciastri soprattutto nei pressi delle abitazioni dove molte massaie impastavano le “ taràdde” (i taralli) e le “ scarcèdde” (le scarcelle), dolci tipici con tante uova.

Le nonne preparavano i fazzolettoni dove riporre questi cibi prelibati, che il più delle volte venivano regalati ad amici e parenti, ma si preoccupavano anche di conservarne un po’ per il lunedì di Pasquetta.

I giovani che lavoravano presso i fornai si recavano nelle abitazioni per raccogliere sulle loro assi la pasta cruda di questi dolci, a causa della mancanza di forni elettrici e si dirigevano verso il fornaio che avrebbe dato cottura a tali delizie.

Sempre in quegli anni, poi, mete predilette per gli abitanti della nostra città erano certamente la pineta di Cimino, la Citrezze , la Caggiùne dove ci si dirigeva con tutta la famiglia “allargata” per una caratteristica grigliata o una semplice scampagnata, purché seguita da un pasto abbondante.

Così, mentre le donne scaldavano il pranzo all’aperto, i mariti bevevano in compagnia e i ragazzi si abbandonavano a giochi semplici, ma tanto amati come il pallone o la corda, c’era poi chi o per diletto o per un sorso in più di vino, mostrava a tutti le sue particolari doti musicali, suonando la fisarmonica e facendosi accompagnare dalla voce di qualche bella “vuagnedda”.

Tutti ridevano e si divertivano senza badare a spese, anche perché quasi nulla di ciò che era presente sulla tavola era stato acquistato, ma perlopiù preparato in casa. Pian piano i luoghi si riempivano di famiglie e spesso c’era la possibilità che gruppi diversi si unissero tra loro condividendo il companatico e gli scherzi.

Concluso il pranzo uomini e donne si abbandonavano a riposini in pineta o a giochi di carte, cercando di coinvolgere anche i ragazzini più piccoli e irrequieti che, altrimenti, non avrebbero cessato di gridare.

Al termine della giornata tutti insieme si dirigevano verso le proprie case, stanchi ma soddisfatti per la splendida giornata vissuta.

Oggi alcune famiglie continuano ad incontrarsi in pineta ma nella maggior parte dei casi si preferisce evitare di cucinare per andare a mangiare in qualche locale particolare.

In barba ad una società che impone l’immagine dell’uomo o della donna perfetti, chi preferisce un bel pranzo all’aperto, privilegia ancora il consumo di pasta al forno, frittatine e tortini, tutti alimenti in grado di conservare il loro sapore anche se gustati all’aperto.

Certo non possono mancare le uova che, come allora, nelle scarcelle concludono il pranzo.

C’è però anche chi, non essendo tarantino, le preferisce sode tagliate in diverse parti e accompagnate da verdure fresche.

Indispensabile ancora oggi è il vino che, se bevuto in compagnia, riesce ad allietare la giornata. Il menù quindi sembra non essere cambiato molto, così come è accaduto per la voglia di stare insieme.

Sono cambiati invece i luoghi di ritrovo per adulti e ragazzi che prediligono ora ristoranti e trattorie.

E questo accade anche per i giovani che oggi, avendo maggiori possibilità economiche rispetto a quelle dei loro genitori e amando le comodità, preferiscono evitare di fare la classica spesa, per ricercare invece particolari villaggi turistici o disco-pub, dove il lunedì dell’Angelo sia già stato organizzato.

E allora ecco che nelle pinete non si vedono più giovani giocare a pallone, ma solo bambini, né gruppi di amici ventenni che vogliano condividere un semplice divertimento.

Si cerca lo svago e la risata fuori città, si balla e si beve all’insegna del buon umore.

Gruppi di amici si organizzano già settimane prima del l’evento prenotandosi con notevole anticipo per non rischiare di perdere il posto.

Carovane di giovani si dirigono verso le più svariate mete, cercando di conciliare i gusti di tutti e, dopo aver affrontato il viaggio, giunti nel luogo stabilito, si abbandonano a grasse risate e vecchi ricordi per concludere il pranzo con dei balli di gruppo o qualche bicchiere di più. Oppure c’è chi coglie l’occasione per trascorrere il periodo pasquale in luoghi esotici, dove l’estate dura tutto l’anno. Questi
turisti, armati di bagagli e di tanta voglia di divertimento, preso un aereo, potranno coronare il sogno di esplorare terre sconosciute e entrare in contatto con culture differenti da quella italiana. Dopo tale esperienza torneranno nel proprio Paese abbronzati col ricordo di luoghi ameni, acque cristalline e paesaggi selvaggi e ancora incontaminati dalla civiltà del benessere.

Scompaiono allora anche i profumi caratteristici per le strade, scompaiono i sorrisi furbetti dei bambini che amavano calare le piccole dita nell’impasto preparato dalle mamme, poiché poche sono le donne che continuano a sfornare i dolci in casa, e che invece preferiscono andare in pasticceria per acquistarne di già pronti. Si perde insomma il gusto della tradizione legata alla famiglia che, se un tempo coinvolgeva nonni, bisnonni e zii, oggi si limita ad accogliere il solo nucleo familiare e semmai qualche amico.

E si perde l’ attesa del pranzo abbondante della Pasquetta di un tempo, poiché oggi di pasti del genere se ne consumano spesso.

Ciò che conta è, però, che almeno sopravviva la voglia di festeggiare e divertirsi in compagnia, lasciando da parte per un giorno le preoccupazioni e gli affanni della vita quotidiana. (Serena M)

Commenta per primo

Lascia un commento